venerdì 20 giugno 2014

Ophelia


Avvinghia il pensiero  
l’ombra che torna
per una questua di sopravvivenza.

Non cambiarle il nome:  
per la caduta non ci sono appigli,
finzioni  soccorrevoli di sorta.

Fuori trillano i passeri
E le cornacchie se ne stanno mute.

Arthur Hughes - Ophelia (second version)



martedì 17 giugno 2014

Slegato dal procedere del tempo

Inizio oggi a pubblicare sul mio blog uno scritto che è apparso domenica scorsa, 15 giugno su filosofi per caso. Qui e ora mi pare importante riprendere la figura del divenire come scorrere di una corrente che è variata da una molteplicità di cose, ad alcune delle quali concorriamo noi stessi, e l'immagine dell'identità che si forma in questo fluire incostante e di cui spesso diventiamo consapevoli nei momenti meno trasparenti. Il momento in cui l'identità ci si fa presente è sempre un inizio per rinnovare noi stessi e per dare origine al nuovo. Dovremmo pensare che questa facoltà non appartiene a noi in via esclusiva, ma anche all'Altro. Per tutti è un momento slegato dal procedere del tempo, un momento che, pur contenendo in sé i legami di causa - effetto, si verifica solo con il crisma del prodigio, ed è lo spazio di questo prodigio che dobbiamo creare in primo luogo. 



Come pietre e ghiaia nel letto di un torrente,  il caso, le scelte, la progettualità,  variano il corso del nostro divenire: tratti in cui l’acqua scorre limpida, a volte calma, altre impetuosa per il contrasto con i massi, altre ancora vorticando in mulinelli che ne trattengono il fluire. Non siamo mai uguali a ciò che eravamo:   siamo permeabili al sogno, al ricordo e all’attesa.  
Nel fluire della nostro personale racconto, ci capita di bagnarci in acque agitate in cui si rispecchia   l’immagine che reca in sé il nostro significare e si riverbera in giochi di luce ed ombra la forma incompiuta della nostra creazione. Nel momento in cui ci incontriamo soggetti della  narrazione, dell’espressione, non solo scritta, che supera,  trascende e non misconosce il quotidiano, creiamo noi stessi. Sullo sfondo scorgiamo reti di relazioni su cui si staglia il momento del nostro inizio. Sempre ripetibile, costantemente rinnovabile, slegato dal procedere del tempo, l’inizio è facoltà in cui ci rinnoviamo e diamo origine al nuovo che ci rigenera, alla diversità che segue l’affrancamento dal consueto[1].




[1] Agostino di Ippona parla di “capacità di inizio” trattando del libero arbitrio e Hannah Arendt, interprete del pensiero di Agostino, elabora per esso la categoria della natalità. Per quanto riguarda la narrazione come riconoscimento del sé, credo che si possa parlare di inizio in vari punti cruciali, non solo nell’incipit. 


Benjamin Britten - Four Sea Interludes from "Peter Grimes"

venerdì 13 giugno 2014

Carte sparse

Ho scritto questa poesia circa tre anni fa in un momento difficile ma allo stesso tempo pieno di speranza e di nuove sensazioni che si affacciavano sulla mia strada. Era un nuovo inizio, a cui altri inizi hanno fatto seguito.
È  stata l'autrice del blog,  DIS-NOTE, che me li ha fatti venire in mente con il suo ultimo racconto "La vita non è una partita a dadi", e mi sono resa conto che tornano prepotentemente di attualità per me, e forse per altri, in questi giorni... 

Carte Sparse

Osservo carte sparse,
confuse sul mio tavolo;
castello di equilibri
crollato in un momento:
ho visto ciò che ero  
e ho fatto la mia scelta.

Osservo carte sparse,
confuse sul mio tavolo;
la mano le raccoglie,
le studia, le accomuna,
ma non capisce il gioco
e cerca invano il fine.

Restano carte sparse
confuse sul mio tavolo;
ordine e direzione
non sono le premesse
del gioco della vita;
apro questa mano
e rischio la mia posta.

Terracina, 9 ottobre 2011

Cristina Bove - Varco-scala