Caino, dov’è Abele?
Caino, dove sei?
Tira un vento gelido
Resistete a quest’aria di vetro
C’è sempre una quarta dimensione, è quella che si guadagna cambiando punto di vista, disponendosi all’ascolto, al dialogo, de-centrandosi e accettando l’avventura della de-stabilizzazione. Accedervi significa valicare frontiere e attraversare nuovi territori con mente, cuore ed esperienza. In questo blog si parla di poesia, letteratura, filosofia, arte: tutte le forme in cui l’essere umano esprime la capacità di simboleggiare l’esperienza, crearla e darle ulteriori significati.
Caino, dov’è Abele?
Caino, dove sei?
Tira un vento gelido
Resistete a quest’aria di vetro
In ossa carne e tendini
resistiamo agli scempi.
Ogni donna è centro
ogni donna è voce
conta di ognuna l’incedere
il ritmo.
Di me vale l’ascolto
la cura lenta e stabile
lo spazio che ti lascio
perché tu parli
perché tu viva
perché tu esista
perché tu sia.
Paul Klee, Rosengarten, 1920
Risplendono i basoli bianchi
e la lucida macchia di mirto
nasconde ombre d’ali
le isole azzurre svaporano
in un reticolo d’aria
e a una trasparenza di luna
concerta il frinire nell’ora
che più sacra si svela.
Per breve tratto camminiamo.
Oltre le abitazioni, gli oliveti
e i fichi d’India
ci coglie l’indifferenza del ragno
le prede ignare
convulse
catturate nell’incanto meridiano.
L’onda e la piana oltre la luce
forse uno stupore forse un rammarico
per chi da Lautulae non fece ritorno.
Scende sulle strade l’immanenza del tempo
noi distratti negli abitacoli delle auto
ci figuriamo una destinazione
l’erba incolta vive devota
il suo assoluto
abbandonate al sole
le bianche infiorescenze
e gli steli inariditi.
Foto mia
Un bosco di conte era la lingua
la casa un galoppo di sillabe
non insegnamento ma sapienza
corpo d’accenti nelle mura antiche.
Foto mia
Nella casa dimenticata
germinammo al buio
viticci le voci
risalivano la madre
eravamo non
eravamo
altro
immagine che non ha specchio
piega d'incompiuto.
Dopo la corsa
cerchiamo i fiori
petali di lillà
per specchiare gli occhi
e i volti ridenti.
Il profumo dell’ora
nell’involto di carta
nell’annuncio del dono.
come una coppa ornata con perizia
nel preciso alternarsi delle gemme
si apre composta la conca dei rami
in dimessa grazia verdeacerba.
I rami irraggiati
dall’albero spoglio
sono un sole in attesa
del diradarsi delle nuvole.
Appaiono sulla terra silente
costellazioni di bambini:
deve arrivare una fioritura.
Saranno fiori bianchi di mandorlo
sulla strada che mi portava a scuola.
Mi chiama il silenzio del vento
bianchi rami smossi
e scosse d’abbandono le foglie grigioverdi
un altrove messo a segno
da un vetro d’imposta.
Ogata Gekkō, Luna piena e fiori autunnali presso un ruscello, c.1895