Giovanni Luca Asmundo, Stanze d'isola, Oedipus 2017
Ho iniziato la lettura di questa silloge di Giovanni Luca Asmundo, Stanze d’isola,
Oèdipus 2017, avvertendo in pieno lo sgomento del corifeo che prende
atto di una perdita, di non poter tornare indietro e, nello stesso tempo
di dover svolgere un atto solenne senza sentirsene degno: Dovevamo recitare uno spettacolo/ ma abbiamo dimenticato di imparare la parte.
Il tempo concesso è finito, o meglio il tempo è diventato un tempo
altro e il ritorno anelato, il compimento, è ormai una ferita, un futuro
sognato e impossibile:
Non basta mescere vino e melodie/ non basta un occhio sulla prora a far da casa (p. 14)
Il tempo, il ritorno, il mare, la pietra: queste le apparenze che si
muovono e si contrastano sulla scena, incontrandosi o ignorandosi mentre
la Storia si svolge in un luogo che il presente mitico tiene al margine
o è relegata in memorie che il mare dilava (p. 11):
La lettura prosegue qui...
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