lunedì 30 settembre 2013

Sisifo e noi

Come Sisifo tutti noi viviamo prigionieri di ripetizioni che se da una parte ci sfibrano, dall'altra ci qualificano. Il tipo di stanchezza che ci portiamo sulle spalle o che traspare dai nostri occhi può essere il segno di appartenenza a un gruppo ma, sempre più spesso, è solo nostro.
Di nuove stanchezze ho parlato in un breve scritto pubblicato sul blog di filosofi per caso al quale rimando chi volesse leggere per intero l'articolo. I paragrafi che pubblicherò in questo blog potranno essere occasione di ulteriori riflessioni. 

Condanna e seduzione.
 
La condanna del  genere umano alla stanchezza è narrata nei miti, che siano quello di Sisifo[1] o quello della cacciata dall’Eden[2],  ed essa viene generalmente percepita come portato inevitabile del vivere. Nel corso dei secoli e dei millenni  l’uomo si è riferito a questa esperienza delineando, a seconda delle cause per cui viene esperita, confini che hanno separato e separano i gruppi umani, e l’ha connotata di richiami emotivi e significati psicologici, fino a sperimentarne la seduzione. 

La stanchezza è un filtro che modifica le nostre esperienze:  portata ai limiti della sostenibilità, nelle sue varie declinazioni, può avere le ripercussioni più diverse. Handke nel suo Saggio sulla stanchezza[3] ci fa partecipi di immagini che la ritraggono nelle sue varie funzioni:  dal renderci monadi chiuse in sé, prigioniere in un orizzonte di routine in cui si svilisce ogni desiderio di cambiamento e di partecipazione alla vita in qualunque sua forma, fino all’abbandono del sé, per raggiungere l’unità con l’altro e con il mondo e l’epifania dell’epos del mondo.


Una stanchezza che inizia con una esclusione...
 
 
Jacopo Piccini; Sacchis Giovanni Antonio de detto Pordenone

Gustave Dorè - Adamo ed Eva cacciati dal Paradiso Terrestre
 
Nicolas Chapron - Adamo ed Eva cacciati dal Paradiso Eden
 
...  e una condanna alla ripetizione
 
Guercino - Sisyphus



[1] Sisifo viene punito da Zeus per aver osato sfidare gli dei con la sua sagacia. Egli dovrà spingere un masso dalla base alla cima di un monte, ma, una volta raggiunta la vetta, il masso rotolerà giù costringendolo a una eterna ripetizione di questa vana e inane fatica.
[2] Adamo ed Eva vengono cacciati dall’Eden per aver disobbedito a Dio: essi, sedotti dal Demonio, hanno mangiato il frutto proibito che, a detta di costui, li avrebbe resi simili a Dio consentendo loro di accedere alla conoscenza.
[3] Edizione consultata: Peter Handke, Saggio sulla stanchezza, Garzanti – Gli elefanti, 2000, traduzione di Emilio Picco, postfazione di Rolando Zorzi.



giovedì 26 settembre 2013

Tutto e ogni singola cosa.


A decantare questo succo di fibre d’anima
si depositerebbero sul fondo residui
di dolori e potrei raggiungere
l’ebbrezza
con nettare di sogni
e di visioni,
trovare anch’io il mio Lete
e perdermi nell’oblio,
ma poi vuoterei il bicchiere fino alla feccia,
ché non ti saprei Amore se non prendessi
tutto e ogni singola cosa  di te.

Roma,  21 luglio 2013



Chopin, Nocturne op. 27 n.2, Martha Argerich

giovedì 19 settembre 2013

Nuove stanchezze. Il segno diverso dell’esperienza.


Avevo scritto i versi  a seguire più di un anno fa, quando la stanchezza era, da tempo,  assidua e incompresa compagna delle mie giornate. Ora, nei mutamenti che si sono susseguiti negli ultimi anni – dapprima giorni, poi mesi e poi anni senza che me ne avvedessi -  spossatezza e sfinimento si sono ricomposti in nuove forme della mia esperienza e hanno aperto varchi profondi e inconsueti che corredano gli eventi  di significati inattesi.

Sisifo.

Noi, Sisifo assorto in trasporti di pietre 
meditiamo
dolore
e ritardiamo l’Incontro.
Spostiamo macerie
che franano sull’io
sulle membra  consunte,
sull’anima dissolta. Assorta
fatica s’attiene
al rovinare del tempo,
al diroccare del senso.
Noi, Sisifo assorto
meditiamo
dolore
stanchezza che plasma il senso,
surrogato di pensiero,
barricata all’Incontro.


Terracina, 26 agosto 2012


Bartolomeo Pinelli - Tormento di Sisifo all'Inferno

domenica 15 settembre 2013

Mutamenti ed evasioni


Nel silenzio, dietro gli scrosci di pioggia, si aprono luoghi dell’essere raramente frequentati. Accettando di attraversare queste regioni possiamo accogliere sensazioni che ci parlano dei nostri mutamenti: scopriamo che niente è scontato e niente è fermo.
Non sentiamo più nostre le visioni proposte e, talora, imposte e vorremmo liberarcene, ma dobbiamo correre il rischio di uscire dai paradigmi che fanno da modello al nostro rapporto con gli altri e con il mondo.
E se la conseguenza è lo spaesamento, il vuoto in cui ci sembra di cadere, trascinati giù da vari e diversi gradi d’angoscia, è solo con una scelta d’amore che possiamo risalire. Amore come capacità di creare legami di reciproco riconoscimento e di attribuire significato all’Altro.

Tiziano - Amor sacro e Amor profano
 
Evasioni.
Intanto dipano sensi e sciolgo
fibre aderenti ai morsi,
che sotterranei emergono
a illividire sogni e
visioni; scavalco fatiche
che s’attardano sui polsi
e scuoto architetture, prigioni
opache  al vero, da cui  esangue
evade l’umano anelito
verso terre di Altre Appartenenze.
 

giovedì 12 settembre 2013

Ciò che il cuore conosce oggi


Ciò che il cuore conosce oggi, la ragione
comprenderà domani
(Seneca)
 

Van Gogh - Notte stellata sul Rodano
 
Vorrei che la vita
Mi venisse addosso
Che mi investisse
Come un’ondata

Vorrei che la vita
Mi inventasse
Letti di stelle
E sassi aguzzi

Strade da percorrere
E deserti d’ombra
Lune sui pozzi.
E stare.
 
 

domenica 8 settembre 2013

Settembre


A settembre vivo sospesa.
Passo in rassegna tutti gli impegni che mi aspettano: quelli più lontani si intrecciano con quelli più vicini, anche con quelli a cui dovrei immediatamente rispondere, ma io poso su tutto uno sguardo distaccato. L’affanno richiesto toglie il gusto del vero, intrappola in labirinti da cui non riusciamo a levarci, senza la ferma volontà di un colpo d’ala, per lasciarci sorprendere dall’inatteso.
Contemplazione è la parola giusta: la capacità di andare oltre, perché guardando ciò che ho davanti al mio occhio sensibile, e a quello della mia interiorità, lo trascendo e mi immergo in nuove verità.
E così mi riprendo la libertà dell’inizio e mi lascio sorprendere.

 
Nella notte c'è sempre un inizio.
(mia sorella me lo ricorda e dimostra)
 

giovedì 5 settembre 2013

Il tempo dell'anima


L’anima costruisce monumenti
con briciole di pane,
cammina su tele argentee di ragno.
In un tempo senza ore, né giorni
tesse trame di seta
E annoda dolori
Che l’hanno scalfita,
più spesso ferita,
o anche dilaniata.

_________
In un tempo sospeso sull’essere

l’anima accorda il suo suono.
 

Terracina, 23 settembre 2012


Arvo Pärt: Silentium