venerdì 24 novembre 2017

L'ombra che torna. Fusione e origine di un ripensamento.


“L’ombra che torna”, è un’opera aperta alle suggestioni e al riversamento di significati che vi confluiscono, e che da essa scaturiscono,  attraversando le immagini e le parole.
L’ombra è quella del dubbio, o dell’abbandono, o della sfiducia, ma anche il dirupo tra vessazione e vendetta, o ancora il raccoglimento interiore nel riconoscimento di sé, delle possibilità di incidere. Ombre molteplici e varie che ogni donna si porta dentro e che tornano a chiamare, che non se ne vogliono andare. Ma anche ombre feconde di pensiero e di appropriazione, accessi a spazi condivisi creati da visioni peculiari, da prospettive angolate, capacità di sbalzare i tratti individuali di figure sbiadite dallo stereotipo.
Barbara Sanna Murgia e Cristina Polli hanno fuso materialmente immagini fotografiche dell’una e poesie dell’altra in una realizzazione tangibile la cui lettura congiunta dà origine a percorsi divergenti, esiti dell’afflusso di vissuti incompiuti e della fluidità delle visioni del mondo che si crea ad ogni nuova e diversa intuizione e rielaborazione di quanto visto, letto, ascoltato e delle sinestesie che allacciano le percezioni ai percorsi del pensiero.
Vite ed immagini archetipiche di figure femminili, simboli di realizzazioni in bilico tra il dissolvimento e sublimazione, la caduta e l’ascesa, vessazioni subite e risarcimenti consolatori di cui si è da sempre coscienti;  richiami al frastuono che stordisce, ingoia il suono e acceca di luce, al vuoto che diventa spazio di tempo e di ascolto e si apre a individualità incompiute e vere. L’archetipo e il presente convivono.
Dietro le quattro donne presenti nei versi, Eva, Ophelia, Filomela e Procne,  ci sono altre, molteplici donne. Le donne di carta, carta di scrittura e carta di immagine, non sono occupano lo stesso posto sulla scena delle loro vicende e non sono illuminate da una luce che metta in evidenza lo spessore dei loro ruoli, ma  su ognuna di esse e in ognuna di esse regna l’ombra di un mancato riconoscimento, di una mancata comprensione . Ora, in questa duplicità di espressioni poetiche, in questo continuo attraversamento del presente, chiedono di essere ripensate per via di metafora,  chiedono che venga accolta l’intuizione istintiva, l’attesa in osservazione e ascolto, le  radici del femminile che è e agisce.


                       Ophelia                                            Dirti Essere                                       L'esilio di Eva                                         


Barbara Sanna Murgia - Fotografia












domenica 12 novembre 2017

Inganno



D’inganno sgrappola fiori il nespolo:
luce stravolta e vento
tradiranno l’attesa.
Crudelmente rinverditi fremono
i rami mentre si fanno flebili
e dimessi i pochi canti lividi.


 
 Alfred Sisley - Nebbia, Voisins, 1874


 
 

giovedì 9 novembre 2017

Né metonimia, né nome


Né metonimia, né nome
Alambicco del buio
È la forma dell’essere
Distilla luce
Dal respiro



 
 Paul Klee, Fire in the Evening - 1929





giovedì 2 novembre 2017

Casa di pane



Voltata di voci e di luci
è la mia casa di pane
e sguardi sui tramonti,
guscio svuotato di corse
e scalpiccii.
Dietro la porta chiusa
resta una me bambina.



Paul Klee - Fish magic