Tutto e ogni singola cosa.
Già dal titolo è nata l’attesa di una lettura per me gratificante, e
anche una istintiva simpatia. Ero rassicurata sul fatto che si trattava
di una poesia nata dalla domanda esistenziale: la domanda senza risposta
che, proprio per il suo levitare nell’aria senza approdo, quando non
mancano vocazione e ispirazione, fa levitare la poesia, le trasmette una
sospensione, una vibrazione che la staticità razionale esaurirebbe e
chiuderebbe. Una sospensione che per il miracolo della poesia, che
concilia gli opposti e accorda piani diversi del reale, non inquieta ma
dà pace. La simpatia di cui parlo, a parte il significato etimologico
generico della parola, significava anche quella solidarietà quasi
ammiccante, un po’ ironica, in me suscitata dal tono apparentemente
dimesso, domestico con cui il testo si annunciava. Tra le “cose” qui
evocate sentivo che, accanto al senso filosofico di manifestazioni del
molteplice contrapposto al Tutto con la maiuscola (l’Uno dei filosofi),
avrebbero trovato spazio e valore anche gli oggetti più modesti ed
effimeri dell’esperienza quotidiana. Ho chiamato in causa la filosofia
astratta, che in questa poesia è opportunamente tenuta a bada, per
tornare subito alla poesia, a un richiamo poetico e insieme filosofico.
Perché a me non poteva non venire in mente subito il “mio” Ungaretti,
sempre pronto a comparire nella mia memoria maniacale, per riferimenti e
confronti, anche quando l’accostamento sembra improponibile per
l’evidente diversità dei soggetti. In questo caso si è affacciato con
quei versi di Sentimento del Tempo che sono per me una chiave
per entrare nel cuore della sua intima vicenda : “Tra ciò che dura e ciò
che passa / Signore, sogno fermo, / fa’ che torni a correre un patto”
(ciò che dura, cioè il Tutto, qui con la maiuscola; ciò che passa, cioè
le cose effimere, che siamo obbligati a pensare con la minuscola). E’ un
momento in cui la risposta cristiana sembrava al poeta più vicina e
pensabile dopo un momento di ascetismo estremo in cui era arrivato a
rifiutare il molteplice, l’effimero, cose e pensieri, come vanità e
illusione.
La nostra autrice, che vuole anche lei recuperare l’effimero, sa che per appagare la sua disposizione contemplativa ... Continua qui
C’è sempre una quarta dimensione, è quella che si guadagna cambiando punto di vista, disponendosi all’ascolto, al dialogo, de-centrandosi e accettando l’avventura della de-stabilizzazione. Accedervi significa valicare frontiere e attraversare nuovi territori con mente, cuore ed esperienza. In questo blog si parla di poesia, letteratura, filosofia, arte: tutte le forme in cui l’essere umano esprime la capacità di simboleggiare l’esperienza, crearla e darle ulteriori significati.
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