Inizio oggi a pubblicare sul mio blog uno scritto che è apparso domenica scorsa, 15 giugno su
filosofi per caso. Qui e ora mi pare importante riprendere la figura del divenire come scorrere di una corrente che è variata da una molteplicità di cose, ad alcune delle quali concorriamo noi stessi, e l'immagine dell'identità che si forma in questo fluire incostante e di cui spesso diventiamo consapevoli nei momenti meno trasparenti. Il momento in cui l'identità ci si fa presente è sempre un inizio per rinnovare noi stessi e per dare origine al nuovo. Dovremmo pensare che questa facoltà non appartiene a noi in via esclusiva, ma anche all'Altro. Per tutti è un momento slegato dal procedere del tempo, un momento che, pur contenendo in sé i legami di causa - effetto, si verifica solo con il crisma del prodigio, ed è lo spazio di questo prodigio che dobbiamo creare in primo luogo.
Come pietre e ghiaia nel letto di un torrente, il caso, le scelte, la progettualità, variano il corso del nostro divenire: tratti
in cui l’acqua scorre limpida, a volte calma, altre impetuosa per il contrasto
con i massi, altre ancora vorticando in mulinelli che ne trattengono il fluire.
Non siamo mai uguali a ciò che eravamo: siamo permeabili al sogno, al ricordo e
all’attesa.
Nel fluire della nostro personale racconto, ci capita di
bagnarci in acque agitate in cui si rispecchia
l’immagine che reca in sé il
nostro significare e si riverbera in giochi di luce ed ombra la forma
incompiuta della nostra creazione. Nel momento in cui ci incontriamo soggetti
della narrazione, dell’espressione, non
solo scritta, che supera, trascende e
non misconosce il quotidiano, creiamo noi stessi. Sullo sfondo scorgiamo reti
di relazioni su cui si staglia il momento del nostro inizio. Sempre ripetibile,
costantemente rinnovabile, slegato dal procedere del tempo, l’inizio è facoltà in
cui ci rinnoviamo e diamo origine al nuovo che ci rigenera, alla diversità che
segue l’affrancamento dal consueto.