Alcuni amici si sono recentemente soffermati su un articolo di Elvira Seminara Italiano addio: per colpa del mercato la lingua italiana è sempre più povera. , anche io l'ho letto con interesse e coinvolgimento perché il discorso mi riguarda da più punti di vista: come maestra, come formatrice e come persona amante della lettura e della scrittura.
Nel mio lavoro osservo che il lessico dei bambini è molto scarno, a volte mi sorprendo a constatare che non conoscono parole di alto uso, ma anche di base, e che hanno difficoltà a ricordarle dopo che sono state spiegate e contestualizzate. Quando rielaboro testo per farlo comprendere, espongo i miei alunni a una lingua più ricercata di quella che è loro familiare, ma mi trovo costretta a spiegare e tradurre termini in un linguaggio di base anche quando non me lo aspetterei, oggi è stato il caso della parola lode (insegno in una terza primaria). Una volta ho proposto loro di portare dei libri da leggere ad alta voce ai compagni: dopo alcune letture mi sono resa conto della bassa qualità dei testi e ho interrotto questa esperienza che si stava rivelando infruttuosa. Ora i testi li scelgo io.
L’articolo parla di lessico ad alto uso, una definizione che dobbiamo agli studi di linguistica di De Mauro. L' importanza del lessico di base e del lessico ad alto uso sta nel loro impiego come risorse per l’educazione democratica: si parte dal lessico di base e poi dal lessico ad alto uso per dare a tutti la possibilità di partecipare al processo di apprendimento, ma è dovere dell’insegnante e diritto dell’alunno esigere l’uso di una lingua più ricercata, letteraria e/o accademica che sia per una piena partecipazione alla cittadinanza. È diritto dell’alunno e dovere dell’insegnante entrare in contatto con una lingua letteraria creativa, immaginifica, poetica, forbita e calzante - come diceva il mio professore di liceo – per rendere possibile una espressione piena, autentica, misurata o debordante, in una parola consapevole di tecnica, mezzi e capacità.
Bisogna aver fatto percorso di questo tipo per arrivare oggi a leggere con piacere di leggere pagine di un certo pregio letterario, pagine da cui lasciarsi trasportare attraverso figure retoriche o accostamenti inconsueti, o in cui approfondire analisi introspettive di vissuti e sentimenti. Mi sento in diritto di dire che la scuola ha una certa responsabilità nel degrado delle capacità di comprensione dei testi letterari soprattutto perché è responsabile, visto il modo in cui viene spesso proposto di dimostrare l’apprendimento delle conoscenze, di un atteggiamento che porta ad evitare l’impegno. Ma evitando l’impegno finisce per precludere il piacere. Il mio desiderio è quello di continuare a dedicarmi con piacere alla lettura e spero di educare persone che ne abbiano lo stesso piacere, perciò chiedo fermamente a chi scrive per mestiere di prendere sul serio questo impegno, sul serio per creare un mondo più leggero e meno superficiale come insegnava Calvino. E libri belli ce ne sono, libri che fanno prendere coscienza che l'educazione umanistica deve tornare ad essere centrale e che scuola e letteratura non devono e non possono essere lo specchio del mercato, pena il decadimento a cui assistiamo e che giustamente Elvira Seminara denuncia.
Wilhelm Amber, Leggendo il Werther, 1870