“L’ombra che torna”, è un’opera
aperta alle suggestioni e al riversamento di significati che vi confluiscono, e
che da essa scaturiscono, attraversando
le immagini e le parole.
L’ombra è quella del dubbio, o
dell’abbandono, o della sfiducia, ma anche il dirupo tra vessazione e vendetta,
o ancora il raccoglimento interiore nel riconoscimento di sé, delle possibilità
di incidere. Ombre molteplici e varie che ogni donna si porta dentro e che
tornano a chiamare, che non se ne vogliono andare. Ma anche ombre feconde di
pensiero e di appropriazione, accessi a spazi condivisi creati da visioni
peculiari, da prospettive angolate, capacità di sbalzare i tratti individuali
di figure sbiadite dallo stereotipo.
Barbara Sanna Murgia e Cristina
Polli hanno fuso materialmente immagini fotografiche dell’una e poesie
dell’altra in una realizzazione tangibile la cui lettura congiunta dà origine a
percorsi divergenti, esiti dell’afflusso di vissuti incompiuti e della fluidità
delle visioni del mondo che si crea ad ogni nuova e diversa intuizione e
rielaborazione di quanto visto, letto, ascoltato e delle sinestesie che
allacciano le percezioni ai percorsi del pensiero.
Vite ed immagini archetipiche di
figure femminili, simboli di realizzazioni in bilico tra il dissolvimento e
sublimazione, la caduta e l’ascesa, vessazioni subite e risarcimenti
consolatori di cui si è da sempre coscienti; richiami al frastuono che stordisce, ingoia il
suono e acceca di luce, al vuoto che diventa spazio di tempo e di ascolto e si
apre a individualità incompiute e vere. L’archetipo e il presente convivono.
Dietro le quattro donne presenti
nei versi, Eva, Ophelia, Filomela e Procne,
ci sono altre, molteplici donne. Le donne di carta, carta di scrittura e
carta di immagine, non sono occupano lo stesso posto sulla scena delle loro
vicende e non sono illuminate da una luce che metta in evidenza lo spessore dei
loro ruoli, ma su ognuna di esse e in
ognuna di esse regna l’ombra di un mancato riconoscimento, di una mancata
comprensione . Ora, in questa duplicità di espressioni poetiche, in questo
continuo attraversamento del presente, chiedono di essere ripensate per via di metafora,
chiedono che venga accolta l’intuizione
istintiva, l’attesa in osservazione e ascolto, le radici del femminile che è e agisce.
Barbara Sanna Murgia - Fotografia
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