giovedì 21 novembre 2013

Incontri

La tela di Aracne.

La mano tiene su la coperta. È una mano ossuta, lunga, un po’ grande per il corpo, piuttosto magro, rannicchiato sul letto. Lo sguardo rabbuiato si illumina quando entriamo: è la prima volta che mi vede e mi dice subito che sono bella. Sorrido e sminuisco con ovvio imbarazzo. Anche lei è bella. Ha il volto cesellato con la perfezione di un  diamante, grandi occhi di un castano dorato dal taglio allungato che risaltano sugli zigomi e un disegno di labbra tracciato con maestria dalla natura stessa.  Si mette a sedere, ma il corpo, ritirato in sé, tradisce la presenza del dolore. È contenta che siamo andati a trovarla e posa su di lui uno sguardo amorevole e orgoglioso. Esprime chiaramente la sua approvazione per le sue scelte, e lui mi stringe a sé con tenerezza.  Mi sento rassicurata.  Non è facile essere lì. Lei inizia a parlare di lui, a commentare il suo comportamento, i suoi atteggiamenti. Ad un certo punto scopro che le sto prestando ascolto non soltanto per cortesia: la seguo nel linguaggio forbito, nella precisione dei vocaboli, nella capacità di ritrarre le persone con poche pennellate che ne delineano le caratteristiche salienti. Le sue parole mi hanno catturato e davanti ai miei occhi si svolgono le scene che descrive con accattivante abilità narrativa. E mi sto divertendo. So molte cose di lei, del suo dolore presente e di una vita segnata da tempi lontani, di incomprensioni vomitate fuori di sé e rifluite nella piega amara delle labbra, ma ora sono davanti a una donna che narra, una donna che ricrea il suo vissuto e crea per me nuovi scenari. Fino allo scorso anno ha creato oggetti di pregio con l’abilità di quelle mani ossute e un po’ grandi su cui ora è intento il mio sguardo.

Artemisia Gentileschi - Autoritratto come Allegoria della Pittura
 

2 commenti:

  1. E' facile finire avviluppati nella tela di aracné. Credo che tu abbia più di un motivo per sentirti rassicurata, comunque...

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  2. Dopo essere stato vari giorni in attesa di moderazione, finalmente questo commento trova spazio nel blog, cioè trova uno spazio, apre un varco tra vita, racconto e scrittura.
    La disponibilità all'ascolto è avventura e rischio, ma anche godimento del potere e della bellezza della creazione che nasce dalle parole, condivisione di un luogo tra chi parla e chi ascolta.
    La tela di Aracne è il testo/tessuto che avvince lo sguardo perso a seguire grazia e maestria dei disegni intrecciati dai nodi tra la trama e l'ordito, ma che può anche irretirlo nella paura di rimanerne avviluppati, di vedere soffocata la possibilità di esprimere il proprio sé,
    La dea che trasforma la tela in ragnatela non sempre agisce per invidia e non sempre alberga fuori dalla mente e dal cuore di Aracne.
    Ho più di un motivo per sentirmi rassicurata: nell'ascolto, nel contributo alla creazione del luogo della narrazione, posso appoggiarmi a un cuore solido e amorevole che sa tirarmi fuori quando corro il pericolo di rimanere invischiata.

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