martedì 29 settembre 2015

Inessenziale


Accosta la sedia al muro
sarà l’impianto del pensiero
a sorreggere il dolore.
Siedi senza interrogare
aruspici di linee, 
resta nell’inessenziale,
nell’essenza del dono.
E il buio ti trova
nell’abbraccio sognato.



Piet Mondrian - Natura morta con giara





2 commenti:

  1. Se siamo immersi in un campo di forze il cui punto di massima intensità rappresenta la nostra meta, allora è sufficiente che ci si lasci andare perché sia la nostra meta stessa a trarci fino a sé. La natura delle cose non ci chiede mai nulla di complicato, anche se, come dice Eraclito in uno dei suoi frammenti: "per le cose medesime è un affanno / penare al compimento e avere inizio". E la poesia di Cristina non nega la sofferenza legata alle inevitabili trasformazioni. Suggerisce invece di superare l'infantile atteggiamento di chi vuol cambiare lo stato delle cose con la sola forza del desiderio accompagnata dall'irrefrenabile incontrollato tumulto del proprio cuore...
    Il lasciarsi cadere verso la propria meta, oltre a rappresentare un luogo ben preciso del “Siddharta” di Hesse, è certamente un atteggiamento tipico dell’antica saggezza orientale, ma è anche molto greco e – perché non dirlo? – molto stoico, di uno stoicismo che si fa romano, che giunge fino a Seneca ed è, mi pare, una delle caratteristiche che rendono particolare la poesia di Cristina, che ritengo debba considerarsi poesia del coraggio, quest’ultimo non mai fine a se stesso ma sempre finalizzato a una necessità di superamento, perciò, spesso, appena percettibile, quasi sempre taciuto o espresso attraverso altro, e sempre intriso nel mistero di un dire poetico che ha ormai raggiunto (repetita iuvant) una straordinaria essenzialità espressiva.

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  2. Grata della tanta, alta, considerazione di cui vengo onorata da Antonino Caponnetto.

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