Le parole ci circondano, si
dispongono come tessuti che ci confortano o ci irritano la pelle, come abiti da
indossare, che ci nascondono, o lasciano trasparire la nostra essenza.
Si legano le une alle altre, a
volte a capriccio, a volte con un motivo, un richiamo, l’analogia di un suono,
di un colore: una bambina si allontana dalle parole con cui ripenso alla mia
giornata a scuola inseguendo un palloncino bianco e io la lascio andare perché
la so felice. Oppure il riflesso rosso del tramonto sui tronchi degli alberi
chiede una parola che tocchi quella luce,
una parola che possegga il lieve incanto che accarezza le cortecce.
Dentro di noi ci sono le parole
degli altri, le parole per gli altri, quelle con cui si fanno presenti, vivono
in noi, al di là della condivisione dei gesti quotidiani: sono le parole con
cui riduciamo le distanze e saniamo i dissapori, quelle che con cui creiamo il
dialogo che ci unisce e getta luce su nuove prospettive.
Vogliamo collocare le parole nelle
griglie dei ragionamenti, seguire un filo logico, ma esse spesso si ribellano e
prendono sentieri imprevisti, dove noi ci riveliamo più veri. Abbiamo in noi
parole di attesa e parole che lanciano reti di aspettative a pelo dell’acqua,
reti in cui noi stessi ci impigliamo.
Abbiamo anche parole per
costruire, parole che amalgamiamo come malta per tirare su muri. Muri che
sorreggono ripari, o significano esclusione. Perché le parole hanno spazi tra loro che ci lasciano
inquieti e che tendiamo a riempire con altre che troviamo intorno a noi, espressioni spesso inutili, urlate e caricate di
un’enfasi volgare, che fortunatamente possiamo allontanare dai nostri discorsi
per scegliere parole sobrie, aderenti alla cura del nostro pensiero e della
vicinanza con l’altro.
Perciò anche se è facile correre
il rischio di trovarsi chiusi tra questi muri, perché ci arriva sempre nuovo
materiale per costruirli, talmente tanto che continuare a innalzarli sembra l’unica
cosa che si possa fare, questo rischio può essere sventato da piccoli gesti che ci rendono nuovamente
presente la possibilità di vivere attraverso il nostro sguardo e di volgere il capo
ad un suono lontano che ci dona la libertà di seguire il bianco disfarsi delle
nuvole.
Mare, trasparenze e riflessi - foto di Cristina Polli.
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