Come da malattia che infuoca e
infiacca il nervo 
prosciugata avverto il limite e la
resa 
l’astenia che mi sfalda in cocci 
: distoglierti per l’ennesima volta
dal male che ti prende 
è la mia prova quotidiana
forse una pena di trapasso 
per una svista scritta chissà dove,
per una hybris che non ho mai
detto.
Prendo te, le voci, la tua mano per
un giro, 
le sedute precarie, le gambe scomposte,
le preoccupazioni e i rischi.
Poi, sempre, mentre, sto qui a
ricucire le fila
perché i deboli si perdono e tutti
siamo deboli.
Paul Klee, After the flood, 1936

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