giovedì 19 settembre 2013

Nuove stanchezze. Il segno diverso dell’esperienza.


Avevo scritto i versi  a seguire più di un anno fa, quando la stanchezza era, da tempo,  assidua e incompresa compagna delle mie giornate. Ora, nei mutamenti che si sono susseguiti negli ultimi anni – dapprima giorni, poi mesi e poi anni senza che me ne avvedessi -  spossatezza e sfinimento si sono ricomposti in nuove forme della mia esperienza e hanno aperto varchi profondi e inconsueti che corredano gli eventi  di significati inattesi.

Sisifo.

Noi, Sisifo assorto in trasporti di pietre 
meditiamo
dolore
e ritardiamo l’Incontro.
Spostiamo macerie
che franano sull’io
sulle membra  consunte,
sull’anima dissolta. Assorta
fatica s’attiene
al rovinare del tempo,
al diroccare del senso.
Noi, Sisifo assorto
meditiamo
dolore
stanchezza che plasma il senso,
surrogato di pensiero,
barricata all’Incontro.


Terracina, 26 agosto 2012


Bartolomeo Pinelli - Tormento di Sisifo all'Inferno

4 commenti:

  1. Una poesia la cui lettura, pur impedendo di immaginare Sisifo felice "adesso" - e con la costanza suggerita da Camus nel suo famoso saggio - permette ad ogni modo al "Sisifo assorto" di Cristina di uscire dalla sua prigionia attraverso una libertà possibile, che è figlia dello spirito, e andare dal male e dal dolore vissuti su di sé, ma in sé profondamente meditati, verso quel bene che è anche, talvolta, felicità. Devo dire che questa poesia di Cristina emana già una sua intrinseca felice armonia, che per l'appunto la rende felicemente leggibile malgrado l'asprezza dei contenuti. Quella di Cristina è - io credo - poesia del coraggio e del bene possibile. Credo pure che in essa si celi una concezione altamente deontologica dell'Essere... E dunque ritengo doverosissimi i complimenti e gli auspici migliori per la nostra sorprendente Autrice. Auguri, Cristina, per il tuo far poesia e per questo beneaugurante blog,
    Antonino

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    1. Alle parole di Antonino Caponnetto non posso che rispondere umilmente con un grazie: non mi voglio trincerare dietro una falsa modestia che non mi appartiene, solo riconoscere che il fare poesia è frutto di visioni e di attraversamenti, ma anche lavoro di ricerca e un incessante interrogarsi. Mi astengo dal comunicare il mio modo di sentire questi versi e le occasioni che li hanno generati, perché penso che il lettore debba essere lasciato libero di trovare la sua interpretazione e di sé. In ogni caso la lettura di Caponnetto coglie molto delle mie intenzioni. Ringrazio, quindi, per le parole e per gli auguri sperando di riuscire a interrogarmi ancora e di essere altre volte in grado di leggere segni nelle parole e nel mondo.

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  2. A me sembra splendida, sebbene non possa vantare alcuna competenza in materia di poesia: complimenti!

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  3. Un gradito apprezzamento che scalda il cuore. Grazie!

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